MI PIACEREBBE APRIRE UNA FINESTRA

CON IL MONDO DOVE DIALOGARE DI TUTTO E UN PO',

DELLE MIE PASSIONI,

DEI MIEI PROGETTI, DEI MIEI SOGNI,

E PERCHE' NO ANCHE DELLE MIE TRISTEZZE

mercoledì 19 novembre 2008

“ L’uomo e i suoi simboli”

“ L’uomo non fa più ricorso agli Dei (intesi come energia) della Natura, le soccorrevoli divinità hanno lasciato i boschi, i fiumi, le montagne, gli animali. La nostra vita è dominata dalla Ragione, e questa è una grande illusione che porta non all’unità con il Tutto, ma alla separazione, alla frammentazione del Se’, quello che gli sciamani chiamano “perdita dell’ anima”. Il Razionalismo esasperato che ha distrutto la capacità di dialogare con il sacro ha posto l’uomo alla merce’ della psiche. Crede di essersi liberato dalle superstizioni, ma in effetti sta perdendo i suoi valori spirituali. La sua tradizione si è disintegrata e ora naufraga nel disorientamento. Abbiamo spogliato ogni cosa del suo mistero e del suo carattere soprannaturale, non c’e’ piu’ nulla di sacro”


Jung da “ L’uomo e i suoi simboli”

lunedì 17 novembre 2008

Da “guarire coi perché “ di R. Norwood


Da “guarire coi perché “ di R. Norwood

Come posso aiutare me stesso e gli altri a guarire?
Forse conoscete la favola del contadino che abitava in piccolo borgo sperduto e un giorno scoprì che la sua vacca, uscita del recinto, era scomparsa. Mentre la cercava, s’imbattè nel vicino, che gli domandò dove stesse andando. Quando rispose che aveva perso la vacca, il vicino commentò scrollando il capo: “Che sfortuna”.
“Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” ribatté il contadino e prosegui la sua strada.
Oltrepassati i campi coltivati, giunse sulle colline e qui trovò la sua vacca che pascolava tranquillamente accanto ad un magnifico cavallo. Ricondusse la vacca verso casa, e il cavallo gli venne dietro.
Il mattino successivo, il vicino venne per aver notizie della vacca. Vedendola di nuovo nel suo recinto accanto al magnifico cavallo, chiese al contadino che cosa fosse successo. Quando gli spiegò che il cavallo gli era venuto dietro, il vicino esclamò “Che fortuna!”.
“Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” replico il contadino e tornò alle sue faccende.
Il giorno dopo suo figlio venne congedato dall’esercito e tornò a casa. Tentò immediatamente di salire in groppa al magnifico cavallo, ma cadde e si ruppe una gamba. Il vicino, che passava di lì diretto al mercato, vide il giovanotto seduto sulla veranda con la gamba ingessata mentre il padre zappava l’orto e chiese che fosse successo. Ascoltò scrollando il capo, e poi fece: “Che Sfortuna!”.
“Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” rispose il contadino continuando a zappare l’orto.
L’indomani il reparto del giovanotto arrivò a passo di marcia per il sentiero. Nel corso della notte era scoppiata la guerra e gli uomini si recavano al fronte. Vedendo che il figlio non era in grado di andare con loro, il vicino si sporse oltre lo steccato e rivolgendosi al contadino che si trovava nel campo osservò che almeno gli era stata risparmiata la sciagura di perdere il figlio in guerra: “Che fortuna !”, esclamò.
“Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” replicò il contadino continuando ad arare il campo.
Quella sera, il contadino e suo figlio si sedettero a tavola per cena, ma dopo aver mangiato appena qualche boccone il figlio rimase soffocato da un osso di pollo e morì. Al funerale, il vicino mise la mano sulla spalla del contadino, e disse tristemente: “Che sfortuna!”.
“Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” replicò il contadino deponendo un mazzo di fiori accanto alla bara.
Qualche giorno dopo il vicino venne da lui con la notizia che l’intero reparto di suo figlio era stato massacrato. “Tu almeno hai potuto essere vicino a tuo figlio quando è morto. Che fortuna!”
“Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” rispose il contadino e si avviò al mercato. E così via …..
La maggioranza di noi è come il vicino della casa. Ogni nostra reazione e ogni nostro giudizio si basa su ciò che accade in momento determinato della vicenda che si sta svolgendo. Un determinato avvertimento è fortuna o una disgrazia. La chiameremo semplicemente “cambiamento”, perché ogni avvenimento o circostanza imprevista ci impone appunto un certo cambiamento.

Da “guarire coi perché “ di R. Norwood

martedì 4 novembre 2008

Lasagne di porri






Ingredienti:
Porri, prosciutto cotto, formaggio tipo fontal, parmigiano, burro sale noce moscata latte farina 00

Preparazione:
Tagliare a rondelle i porri, lavarli.
Far bollire in una pentola dell’acqua salata, quando bolle mettiamo i nostri porri
Quando riprende il bollore lasciare per cinque minuti, quindi scolare i porri molto bene se è il caso strizzarli per togliere tutta l’acqua in eccesso.
In tanto prepariamo la besciamella facendo scaldare del latte aggiungiamo la farina poco alla volta continuando a mescolare fino ad ottenere una buona consistenza aggiungere il sale, la noce moscata,
Prepariamo la teglia con un po’ d’olio o burro facciamo il primo strato di porri aggiungiamo il prosciutto cotto tagliato a quadretti, il formaggio tagliato a dadini quindi un po’ di besciamelle, quindi facciamo altri strati sull’ultimo strato aggiungere del parmigiano grattugiato.
Mettiamo in forno e lasciamo che il formaggio si sciolga e la parte superiore prenda un bel colore dorato

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails